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  • Immagine del redattoreDott.gabrielebedini

SARS-CoV-2: immunità si, immunità no?

Avevamo già trattato il tema immunità in un precedente articolo parlando di test diagnostici per la ricerca di anticorpi specifici verso questo nuovo Coronavirus.

Oggi ritorniamo sul tema poiché nella giornata di ieri si è parlato molto sui social e perfino i TG hanno dato la notizia, a mio avviso, con fin troppa enfasi per quello che sembra essere confermato da un singolo studio la cui sostanza era anche presumibile sulla base delle conoscenze di altre infezioni virali più o meno simili. Tuttavia, ammesso ma non concesso che i risultati ottenuti da questo studio siano riproducibili su una scala più ampia, mancano ancora molte consapevolezze, come ad esempio l'effettiva protezione di questi anticorpi (altri studi altrettanto recenti, per esempio, suggeriscono che non tutti i pazienti sviluppano IgG specifiche e l'immunità innata sia talvolta anch'essa in grado di guarire i pazienti dalla malattia) e l'eventuale durata della copertura, prima di cantare vittoria. Troppo spesso, se non sempre, in televisione e nei social media vengono divulgate notizie in maniera enfatizzata rispetto a quanto la notizia possa risuonare in ambiente scientifico (dove si è sempre più cauti e a ragion veduta realisti), un M.O. utile per fare audience e per ricevere like, ma meno utile per focalizzare l'attenzione sul vero senso della scoperta se non addirittura forviante.

Insomma, quella fatta nello studio Cinese e pubblicata si Nature Medicine in data 29 Aprile 2020, è una scoperta che ha messo nero su bianco ciò che in ambiente scientifico già ci si aspettava e null'altro di nuovo cioè che la stragrande maggioranza delle persone infette da SARS-CoV-2 possa sviluppare anticorpi di classe IgG e IgM verso di esso. Ci fa senz'altro piacere e sarebbe stato sicuramente più "rognoso" non poterlo osservare. Tuttavia, non per sminuire la scoperta ma, signori cari, dovreste mettervi in testa che per avere una risposta netta e riproducibile verso ogni interrogativo che ci si pone riguardo a questo nuovo Coronavirus, è inevitabilmente necessario che passi del tempo. Che lo si accetti o meno, il tempo è un determinante essenziale nello scorrere degli eventi ed è imprescindibile ogni qual volta che si ha a che fare con “qualcosa” di mai visto prima. Per poter conoscere a pieno questo “qualcosa” c'è, appunto, bisogno di tempo per osservare il fenomeno senza giungere a conclusioni ottimisticamente ambite ma fin troppo precoci, le quali potrebbero rivelarsi, in definitiva, sbagliate.

Dicevamo che la scoperta, almeno nei termini in cui è stata divulgata, era presumibile. Lo era anche sulla base del fatto che gli studi condotti sui "cugini" sindrome respiratoria acuta grave (SARS) e sindrome respiratoria mediorientale (MERS) avevano mostrato che gli anticorpi specifici verso il virus erano rilevabili nell'80–100% dei pazienti circa 2 settimane dopo l'insorgenza dei sintomi. Tuttavia, le risposte anticorpali nei confronti di SARS-CoV-2 rimangono, allo stato attuale, poco comprese e l'utilità clinica dei test sierologici non è chiara.


Dopo questa introduzione, il cui scopo non era certo svalutare le ricerche e le scoperte di nessuno, ma semplicemente rimproverare l'eccessiva enfasi mediatica nel comunicare eventi di natura scientifica come fossero i risultati di un gioco a quiz e, ancora una volta, avvertire la gente che mi onora con la lettura degli articoli che scrivo, che per quanto riguarda questo nuovo virus siamo ancora ben lontani da qualsiasi soluzione definitiva e non dobbiamo abbassare assolutamente la guardia, andiamo ora ad osservare ciò che è la sostanza dello studio in questione.


Nello studio pubblicato su Nature Medicine, sono stati testati 285 pazienti CoViD-19 campionati da tre ospedali designati a Chongqing, un comune della provincia adiacente quella di Hubei, in China. Tutti i pazienti arruolati sono stati confermati come infetti da SARS-CoV-2 mediante saggi RT-PCR su campioni di tampone nasale e faringeo (una ricerca diretta del virus basata su indagini molecolari per attestare la reale positività). L'età media di questi pazienti arruolati era di 47 anni (34-56 anni) e il 55,4% erano maschi. La sieroconversione (formazione di anticorpi) è stata definita da una transizione dei risultati ottenuti da test per IgG o IgM contro SARS-CoV-2 da negativi (inizialmente) a positivi (in seguito) e i livelli di anticorpi sono stati misurati in chemiluminescenza.

La percentuale di pazienti con IgG positive nei pazienti positivi al virus ha raggiunto il 100% circa 17-19 giorni dopo l'insorgenza dei sintomi, mentre la proporzione di pazienti con IgM positive per virus specifici ha raggiunto un picco del 94,1% circa 20-22 giorni dopo l'insorgenza dei sintomi.

Durante le prime 3 settimane dopo l'insorgenza dei sintomi, i titoli anticorpali IgG e IgM specifici del virus sono aumentati maggiormente nei soggetti gravemente malati rispetto ai pazienti meno gravi, sebbene una differenza significativa sia stata osservata solo nel titolo IgG. Tutti quanti i pazienti hanno raggiunto la sieroconversione di IgG o IgM entro 20 giorni dall'esordio dei sintomi (mediamente la sieroconversione sia per le IgG che per le IgM è avvenuta 13 giorni dopo l'insorgenza dei sintomi).


Sono stati osservati tre tipi di sieroconversione:

  1. sieroconversione sincrona di IgG e IgM

  2. sieroconversione di IgM precedente a quella di IgG

  3. sieroconversione di IgM successiva a quella di IgG


Tuttavia è necessario determinare se gli anticorpi siano efficaci e se la risposta dell'immunità adattativa sia davvero utile contro l'infezione da SARS-CoV-2. Nel merito, un altro studio condotto sempre in China su 26 pazienti (la cui positività al virus è stata valutata mediante rRT-PCR) tutti con sintomatologia lieve, ha mostrato che SARS-CoV-2 potrebbe persistere nel corpo dei pazienti seppur abbiano sviluppato IgG specifiche per un tempo inaspettatamente lungo (36-50 giorni). È stato visto, inoltre, che un paziente CoViD-19 che non ha prodotto IgG specifiche per SARS-CoV-2 e che lo stesso ha ugualmente eliminato con successo il virus grazie all'immunità innata.

In questo studio si è potuto osservare che la produzione anticorpale avviene mediamente in 15 giorni ma in alcuni casi gli anticorpi possono essere prodotti anche al 7 giorno dopo la malattia. Tuttavia la produzione precoce di anticorpi non significa eliminazione altrettanto precoce del virus che sarebbe, forse, più influenzata dalla specificità e dal titolo di questi oltre che dall'immunità innata. Infatti, questa evidenza suggerisce che l'immunità innata potrebbe svolgere un ruolo essenziale e potrebbe essere anche sufficiente per l'eliminazione del virus in assenza di anticorpi specifici. Inoltre la presenza del virus in concomitanza con la positività agli anticorpi per lungo tempo fa sorgere spontanea una domanda: può il virus avere sviluppato delle strategie per sovvertire l'immunità umorale e persistere nel corpo? Se questa ipotesi fosse confermata, anche nella prospettiva dello sviluppo di un vaccino protettivo e universale per SARS-CoV-2, l'importanza dell'immunità innata dovrebbe essere ulteriormente studiata e il titolo così come la specificità degli anticorpi per SARS-CoV-2 dovrebbero essere seriamente considerati.

È evidente che il sistema immunitario dell'ospite giochi un ruolo nella patogenesi di CoViD-19, per cui l'importanza dell'immunità innata e adattiva nella difesa contro SARS-CoV-2 deve essere ulteriormente indagata prima di trarre conclusioni che potrebbero rivelarsi affrettate.


Allo stato attuale, indagare la presenza di anticorpi di tipo IgG e IgM può risultare utile unicamente per fini epidemiologici, per valutare la diffusione del virus nella popolazione con maggiore precisione, se vogliamo per confermare una diagnosi molecolare (tenendo presente il periodo finestra). Tuttavia è ancora presto per cantare vittoria e parlare di immunità acquisita nei confronti di questo nuovo Coronavirus che necessita, senz'altro, di essere studiato e osservato meglio e più a lungo.





Published: 29 	April 2020Antibody responses to SARS-CoV-2 in patients with COVID-19Quan-Xin Long, Bai-Zhong Liu, […]Ai-Long HuangNature Medicine (2020)


J Med Virol. 2020 Apr 28. doi: 10.1002/jmv.25946. [Epub ahead of print]Long-term Coexistence of SARS-CoV-2 with Antibody Response in COVID-19 Patients.Wang B1, Wang L1, Kong X1, Geng J1, Xiao D1, Ma C2, Jiang XM1, Wang PH2.



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