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  • Immagine del redattoreDott.gabrielebedini

CoViD-19: obesità, patologia cardiovascolare e fattori di rischio correlati a una maggiore mortalità

Aggiornamento: 24 apr 2020


Obesità e sovrappeso inducono una condizione infiammatoria anche silente (cioè del tutto asintomatica) la quale predispone il paziente CoViD-19 a sviluppare una risposta infiammatoria importante responsabile dell'aggravarsi delle condizioni cliniche e dell'incremento della mortalità nei pazienti che appunto presentano certi fattori di rischio rispetto al paziente lean (magro) affetto da CoViD-19. Nell'articolo che segue andremo ad approfondire le modalità con cui avviene quanto detto.

Iniziamo dal conoscere meglio questo virus: la CoViD-19 (letteralmente: Corona Virus Disease - 19) è la tanto temuta malattia da Coronavirus o meglio questo nuovo Coronavirus che ha generato la pandemia attualmente in atto della quale l'agente eziologico prende appunto il nome di SARS-CoV-2 (letteralmente: Severe Acute Respiratory Syndrome - Corona Virus - 2).

SARS-CoV-2 è un Beta-Coronavirus cioè un Coronavirus che appartiene alla più ampia famiglia dei suoi simili, caratterizzato da dimensioni di 80-120 nm, un genoma a singolo filamento di RNA (per altro molto simile al già noto virus della SARS per il 79%), un nucleocapside, un pericapside (altresì chiamato envelope) sul quale sono esposte le proteine che gli conferiscono la classica struttura "a corona" da cui prende il nome. Queste ultime sono anche responsabili dell'adesione del virus alle cellule che lo ospiteranno perché questo possa compiere il suo ciclo vitale, per tanto rivestono un ruolo determinante nel tropismo cellulare (l'affinità di SARS-CoV-2 per i recettori ACE2 è 10 volte superiore a quella del già noto SARS-CoV-1).


Tornando alla malattia che questo determina, la CoViD-19, si è vista evolvere in una certa percentuale di casi nell'aggravarsi delle condizioni cliniche associate a un quadro istologico importante, riconducibile a quello di una polmonite interstiziale, che ha causato e sta causando la morte di alcuni pazienti e la gravità delle condizioni respiratorie, e non solo respiratorie, in un'altra porzione di pazienti positivi al virus non affatto trascurabile.

Questa malattia, nei casi più gravi prevalentemente a carico delle basse vie respiratorie, si è dimostrato essere associata a una condizione infiammatoria che determina il quadro istologico caratteristico e caratterizzante quello clinico. Si è potuto constatare ed affermare che l'aggravarsi della patologia fino anche all'ultimo degli eventi sia determinato da una potente risposta immunitaria e infiammatoria dell'organismo ospite gravante perlopiù in sede polmonare e vascolare.

Ragionando sulla base dei dati (clinici, istologici, laboratoristici) delle persone colpite dalla forma più grave e quelle morte, è venuto a galla il presupposto per indagare sull'eventuale predisposizione a sviluppare una forma particolarmente aggressiva della CoViD-19 e si è potuto apprezzare quanto segue:


L'eventuale malattia cardiovascolare preesistente, così come la preesistente positività dei fattori di rischio cardiovascolare, come ad esempio la sindrome metabolica sono condizioni caratterizzate da un background infiammatorio costante e continuativo, quest'ultimo associato a un quadro clinico della CoViD-19 più severo e con un più alto tasso di mortalità. Anche la sola ipercolesterolemia, a valori neanche troppo elevati, induce una più ampia attivazione del sistema immunitario soprattutto a livello della parete vascolare. In questo processo infiammatorio sembrano essere coinvolti: macrofagi, monociti e granulociti neutrofili. inoltre, lo stesso tessuto adiposo predispone all'infiammazione mediante la secrezione di adipocitochine. Sappiamo già che un tessuto adiposo ispessito è un tessuto sofferente, ipossico, infiammato ed è responsabile di quella che diventa poi un'infiammazione silente generalizzata perennemente attiva seppur asintomatica che può manifestarsi con le tipiche complicanze cardiovascolari anche a distanza di anni.


Nella figura qui sopra possiamo osservare i diversi pathway infiammatori, nel soggetto cosiddetto lean a confronto con un soggetto che presenta obesità e/o insulino-resistente. Da questa si evince una totale differenza nei mediatori dell'infiammazione coinvolti, differenza che si traduce in una diversa risposta infiammatoria sia in termini qualitativi che quantitativi.

I macrofagi M1, che risultano responsabili di un'attività infiammatoria più severa, sono infatti più esaltati nella loro risposta in pazienti obesi. Allo stesso modo i linfociti altamente reattivi, responsabili della produzione di molecole di tipo infiammatorio particolarmente temibili: i TH1 risultano iperattivati nei pazienti obesi (viceversa: nei NON obesi, l'azione più esaltata è quella dei TH2 i quali svolgono un ruolo regolatorio e modulatorio dei TH1). Le cellule beta sono diversamente attivate: nel paziente "lean" si riscontrano più IgM mentre nel paziente obeso maggiori IgG associati anche a molecole pro-infiammatorie particolarmente espresse come IL-6 (Interleuchina 6), INF-gamma (Interferone - Gamma) e TNF-alfa (Tumor Necrosis Factor - Alfa).


In conclusione: la malattia cardiovascolare, l'incremento del peso riconducibile all'eccesso di tessuto adiposo, la condizione infiammatoria subacuta che si instaura in caso di presenza concomitante di vari fattori di rischio, o addirittura anche solo la positività di un singolo fattore di rischio cardiovascolare, si è visto essere condizioni responsabili dell'aumento dell'attività infiammatoria caratteristica della malattia CoViD-19, determinando sia una maggiore severità della stessa che può portare in un numero significativo delle persone che vi incorrono a un esito infausto.

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